giovedì 29 maggio 2008

Conversazioni con Daniel Adami, il Cercavite. #2/1. Mora for dummies. Tre tentativi.


Incontro del 26 Maggio 2008. Soliti divanetti.
10 minuti di lucidità mentale.

G – Allora, hai un minuto di tempo per spiegare il gioco della mora a una persona che non ne sa nulla. Ci siamo?
D – ...
G – Quattro secondi, tre, due, uno, forza.
D – Allora, la mora è un gioco celebrale innanzitutto, perché c'è la coordinazione del movimento e la capacità, la lucidità mentale de decidere in una frazione de secondo. È un gioco che non tutte le persone sono adatte, perché va legato a un certo tipo di perspettiva, ed è una cosa estremamente divertente, soprattutto se uno la gioca con una persona che è allo stesso livello, pressapoco, o magari più alto. È un gioco che ti agilizza tantissimo el cervello.
G – Mancano dieci secondi, e non hai ancora detto nulla.
D – La mora è un gioco bellissimo, è vecchissimo, è stato vietato e... giocatelo, perché è bellissimo.
G – Fine. Una tragedia Daniel, non hai spiegato neanche una regola.
D – Ma dai, ho parlato di tante cose che...
G – Daniel, la gente vuole giocare a mora, e non sa come si fa. Spiega le regole.
D – Basta che una persona pensa che deve avere lucidità mentale e controllo del movimento.
G – Stai scherzando? Prima spieghi le regole, poi, se ti avanza tempo, parli della lucidità mentale. Ok?
D – Ah, ok.
G – Due secondi, uno.
D – La mora è un gioco che se manifesta con una grande capacità mentale e si gioca con le dita. Bisogna muovere le dita, pensando nel movimento che uno fa, e tentare di imbroccare la giocata in una sorta de lotteria con un avversario che fa la stessa cosa, in cui tu in una frazione di secondo devi riuscire a fregare la sua lucidità, sapere cosa metterà, tu mettere di conseguenza un numero che correlato all'altro te dia un risultato, e questo risultato determina il vincitore della manche. Si gioca, a nostro stile, a sette punti, in cui la mora è il numero sette, e non si può dire sette perché uno viene ammonito altrimenti, e poi è composta dal resto dei numeri che vanno dallo zero al dieci. Bisogna azzeccare il numero che capiterà nell'articolazione delle due mani.
G – (grasse risate) Grandissimo, un capolavoro.
D – (risate)
G – Ma non hai neanche accennato al fatto che il numero si deve chiamare.
D – Ma sì (sospira), non l'ho detto perché son sempre convinto che più gente conosca la mora. Me sembrava una cosa talmente...
G – La mia consegna non era chiara, in effetti.
D – No, no, era chiarissima, però...
G – Facciamo un altro tentativo?
D – No, no.
G – L'ultimo?
D – No.
G – Mi spiace, il minuto parte adesso.
D – Allora, la mora...
G – Concentrati.
D – ...è un gioco che consiste basicamente in chiamare un numero che viene segnato col movimento delle dita. Allora questo numero, ovviamente, non deve pensarlo uno soltanto come il numero che segnerò, ma anche pensando nella somma ipotetica del risultato che darà l'altro movimento de dita dell'avversario. Se uno riesce a trovare el risultato giusto... un esempio può essere io che metto cinque, l'avversario che mette tre, e io dico otto, allora vuol dire che ho azzardato una somma che è andata a buon fine. Basicamente consiste in questo, poi il resto è tutto quello che ho colorato prima.

3 commenti:

la gatti ha detto...

ti parla parla intanto to battuo! basci

Anonimo ha detto...

La mia idea di sudamerica non è così meridionale; alla saudade argentina preferisco la reazione colombiana. Rimane che questo blog trasuda surrealismo e fantasia, collettivismo narcisismo individualimo sembrano essere rimasti all'emporio malkovich.
Che Dio vi abbia in gloria.

Anonimo ha detto...

grazie per il commento,anche se vorrei capire meglio quello che definisci come reazione colombiana(da a pensare un bel po' di cose...)questo e' un blog per i poveri,che si nutrono soltanto d'amore e di poesia,di passione e di carisma,e...di fantasie soprattutto.
tango,whisky e sigarette per tutti!!