lunedì 19 maggio 2008

Conversazioni con Daniel Adami, il Cercavite. #1/2. Crespo, le sbornie, la poesia.

Parte 2. Ore 20.00 – 20.43.

Argomenti di riflessione
1- I nonni ci insegnano a bere.
2- Crespo, il bomber, l'uomo.
3- Essere una riserva titolare.
4- Solo il trequartista ci aiuta a comprendere la saudade.

G – Sei un buon bevitore, è merito del nord-est o ci hai sempre dato dentro?
D – A dire il vero, ci ho dato dentro sì, quasi sempre. Ci sono stati periodi in cui l'ho fatto un po' meno, ci sono stati periodi in cui ho fatto abuso di altre cose (ride), però al di là di questo, sì, insomma, diciamo che, per quanto riguarda la famiglia, il mio bagaglio familiare, non ho avuto in famiglia grandi bevitori. Me ricordo più che altro el mio nonno materno che lui sì, aveva una vera cultura. Gli piaceva tantissimo, se ne intendeva. Era una persona che veniva da una famiglia in cui il fatto di bere era un qualcosa di molto comune, diciamo. Poi da parte dei miei amici, Felipe, quello che hai conosciuto, il mio migliore amico...
G – Dai, Felipe non beve tanto.
D – Felipe adesso è abbastanza controllato, perché sta insieme alla sua ragazza, lui è così, non fa le stesse cose che quando uscivamo all'epoca. Quando esce con i suoi amici è anche lui uno che si dà abbastanza da fare. Io da parte sua ho preso un po' questa cultura perché suo nonno era irlandese e già fin da piccoli ci faceva bere qualcosina di whisky, qualche cocktail che preparava lui. La prima sbronza è stata in mani sue, ci ha fatto bere una cosa che si chiama Celtic Crossing, che è praticamente del whisky che viene mischiato con delle erbe e... la consistenza è quella del whisky, però ha un sapore molto più dolciastro, quindi uno ci prende gusto e nel giro di due bicchieri... dilaga, però con molto piacere, ecco. È un qualcosa che ho ritrovato in qualche bar, in questi anni qui, e se la trovo la bevo, perché è una cosa che tutt'oggi mi piace tantissimo. Non so, ho cominciato un po' con quello. Poi anche in Argentina abbiamo una discreta cultura per quanto riguarda i vini, soprattutto rossi. Una particolarità di avere dei vini rossi molto buoni...
G – Sì, mai più buoni dei nostri.
D – No, quello no, però ci sono anche certi tipi di vino che forse non ho ancora assaggiato, o qualcuno sì... So che sono anche valutati bene, anche a livello mondiale, ecco. È ovviamente che il vino è qualcosa che va anche legato con quello che mangi, e anche al territorio... Comunque, nel mio periodo punkettone soprattutto, in quel periodo lì, ho cominciato a bere tanto.
G – Allora Daniel, cambiamo discorso, sai chi ho visto in tv oggi? Ho visto il tuo Crespo, un'intervista su sky.
D – Crespo è...
G – Aspetta, ha detto che un giorno vorrebbe tornare a giocare nel River.
D – Sarebbe un qualcosa che mi piacerebbe tantissimo (ride, quasi commosso). Spero sia l'anno prossimo (trattenendo le lacrime). È un giocatore che a me è sempre piaciuto in modo particolare.
G – Parla come te, vecchio.
D – Crespo è una persona di cui io... è uno di quei calciatori argentini forse... non so se l'unico, perché ci son stati anche altri che... però io in lui ritrovo, al di là delle sue capacità calcistiche che...
G – ...sono limitate.
D – Beh, io penso che sia stato un eccelso bomber ovunque abbia giocato. Nonostante questo apprezzo tantissimo in lui, innanzitutto come persona, perché come dici te è una persona molto umana, una persona che è molto passionale, ma allo stesso tempo è anche una persona che si sa adattare, che ha ben capito qual è questo momento dell'Inter. È stato un giocatore che non ha mai fatto polemiche, e stiamo parlando di un giocatore che è stato scarpa d'oro...
G – Quando?
D – Con la Lazio. È stata forse la sua miglior stagione, segnava... dappertutto.
G – Ti si illuminano gli occhi.
D – Eh, Crespo è una persona che a me... non lo so, ha quella capacità di essere un calciatore e una persona sullo stesso piano splendida, e poi la cosa che mi piace di più di lui è che è una persona che, nel primo giorno che ha cominciato a giocare, ha sempre lavorato per costruirse la carriera. Ha fatto tutta la scuola calcio in River, ha sempre giocato nel River, si è costruito come giocatore, come persona. Dopo col River è stato il capocannoniere che dopo tantissimi anni, dopo dieci anni, ha fatto rivincere al River la coppa Libertadores. È stato il bomber della coppa, segnava dovunque, era una bestia, non c'era verso, non c'era maniera di fermarlo. E dopo è venuto qui in Italia con umiltà e si è costruito una carriera splendida, perché lui, in tutti i club dove ha giocato, non è mai stato contestato, ha sempre fatto una figura più che degna, e lui ha avuto la possibilità di giocare nell'Inter e nel Milan, e se lui gioca un derby contro o a favore di uno, comunque viene applaudito da tutto lo stadio. Questa è una cosa molto importante, cioè ha lasciato un bellissimo segno dovunque c'è stato.
G – Ha detto che adesso il suo sogno è quello di giocare i mondiali in Sudafrica. Sa che è un'impresa impossibile, ma...
D – Però io mi auguro che lui possa farlo.
G – Dai, non ce la farà mai, Daniel.
D – Ma io sinceramente penso che una persona così, difficilmente tu puoi lasciarla fuori dal gruppo. Perché anche se non la fai giocare, è una persona che dentro al gruppo è importantissima. Tu pensa a uno come Balotelli. L'altro giorno è stato fischiatissimo da tutti. La prima persona che è stata ad avvicinarsi a lui, quando si è seduto in panchina, è stato Crespo, subito. Questa è una cosa molto importante dentro a un gruppo. Quando hai una persona così, io penso che, anche se lui non gioca, deve essere portato dentro la rosa.
G – Tra due anni quanti anni avrà Crespo? 36?
D – Crespo oggi, entrando, con meno allenamento, con meno partite sulle gambe, è una persona che se tu, di fianco, le metti una persona che le costruisce un attimino il gioco, lui è ancora in grado de fare la differenza.
G – Non mi ha mai particolarmente stupito come giocatore.
D – Non è spettacolare, però è un giocatore che quello che sa fare lo fa molto, molto bene. Molto bene. Ovviamente ci sono stati altri, non so, per citare il caso anche di Batistuta, per dire.
G – Vacca boia.
D – Eh, anche di lui... cioè Batistuta da parte mia è stato forse un po' meno gradito di Crespo, perché... beh, Crespo viene dal River, che è il mio club, e quindi ovviamente che uno ci tiene di più.
G – Dove giocava Batistuta in Argentina?
D – Batistuta ha fatto un anno nel River, ma non giocava praticamente. Dopo è andato al Boca.
G – Ah, cazzo, ora capisco.
D – E lì è diventato il giocatore che poi è stato venduto alla Fiorentina e... comunque io cioè non ho assolutamente rancore per Batistuta, difatti anche a me Batistuta piaceva da morire, però cioè ovviamente questo suo percorso, che è stato diverso da quello di Crespo, non è che per me sia stato meno... cioè che io sia stato più reticente su Batistuta, però lo vedevo con altri occhi, ecco. Comunque è un giocatore che veramente... Batistuta era un'altra bestia. Poi Batistuta ha avuto la possibilità di avere moltissima continuità nello stesso club e quindi anche questo ti permette di avere una carriera diversa, come quella che ha avuto Del Piero nella Juve, oppure come quella di Raul nel Real, e così via, potrei citare tantissimi. Il caso di Crespo è stato un po' diverso, comunque Batistuta è stato un giocatore che a me piaceva da morire. Possiamo parlare, ancora andando più indietro, anche di Balbo, sempre per citare altri attaccanti. Poi, ovviamente, ci sono altri giocatori che a me...
G – Ma Balbo dove giocava in Argentina?
D – Balbo in Argentina ha giocato nel Newell's, che è una squadra di Rosario, tra le cinque sei società più grandi del calcio argentino, ed è stata una delle società che ha cimentato più giocatori. Lo stesso Batistuta... no, Batistuta non è uscito dal Newell's, ma ci sono stati tanti giocatori che sono venuti fuori del Newell's Old Boys. Tantissimi, tantissimi.
G – E Balbo era...
D – Balbo era una punta un po' come Chiesa, no? Cioè quelle punte che... A volte poteva diventare anche una seconda punta, però era un bellissimo giocatore, sempre parlando de attaccanti, ovviamente. Poi, non so, un altro giocatore che per me è sempre stato un pallino è il Ciolo Simeone. Per me è una bandiera.
G – Un picchiatore.
D – Eh, però era un giocatore importantissimo.
G – Giocava nel River?
D – No, lui è venuto fuori dal Vélez Sársfield, che è un'altra società importante del calcio argentino. È un'altra bella squadra, in un certo periodo ha tirato fuori tanti giocatori molto importanti, forti... Ha vinto diversi campionati, quindi... Va be' Simeone, dopo, non so, difensori ce ne son diversi che ne han tirati fuori... persino Ayala, che continua a giocare anche avendo quasi quarant'anni.
G – Non ci credo.
D – Penso che quest'anno giocava come riserva titolare del Villarreal. È un altro giocatore che anche per me è stato un pallino, ha fatto storia, in nazionale e anche nei club, insomma, giocava nel Milan... ha giocato dovunque bene. E poi Milan, possiamo parlare di Milan. Mi piaceva tantissimo Ortega, che adesso è ritornato nel River, va be', qui in Italia non è mai riuscito a esplodere però...
G – Quell'anno a Parma non aveva fatto così cagare.
D – No, neanche quello alla Sampdoria, non ha fatto neanche male lì.
G – Vedi cosa succede ai fantasisti argentini? Il bomber si adatta sempre...
D – Il bomber, o il difensore, e forse anche certi centrocampisti riescono ad adattarsi. I fantasisti, i trequartisti argentini, in genere sono pochi quelli che riescono...
G – Sì, non solo gli argentini, i trequartisti in genere qui in Italia si cagano addosso, abbiamo dei difensori con i controcoglioni, non puoi star fuori dall'area a cincischiare.
D – Eh, siete gli inventori del catenaccio (ironico). Beh, vedi, quella è una delle cose che, tornando ai primi discorsi che abbiamo fatto prima, è una delle cose anche che me manca dell'Argentina, quella figura del fantasista, del trequartista, che da noi... noi abbiamo una visione del calcio – e non parlo soltanto degli argentini, parlo del Sudamerica in genere – abbiamo la visione del gioco innanzitutto da quello che rappresenta il trequartista, il fantasista, quel giocatore lì. Dopo el resto della squadra. Però è sempre quel giocatore lì, quello che porta il 10, no? Cioè, ha sempre quel fascino, è quello che te dà il qualcosa in più, quello che, quando la partita non riesci ad aprirla, lui con una sua cosa, o mette in gol a qualcuno, oppure tira fuori una punizione, o qualcosa del genere. Noi vediamo il calcio un po' in quella maniera lì, è per quello che io impazzisco a volte quando vedo certi giocatori che magari qua piacciono un po' meno. Per citare, adesso, quando parliamo di Lavezzi... giocatore che giocando di seconda punta, sì, ha un ruolo, ha un qualcosa di importante per la squadra, ma io ce lo vedrei un po' più come trequartista, no? Non so, io son dell'idea, così, non so. Pensando, l'altro giorno, io pensavo che se la Roma, oggi, come squadra, prendesse Lavezzi, per metterlo di fianco o in assenza di Totti, è un giocatore che alla Roma, oggi, può dar tantissimo, per il suo stile di gioco, no? Perché combacia abbastanza con quello che fanno gli altri. Invece nel Napoli è un po' condizionato perché ha pochi che stanno dietro coi piedi buoni, no? Forse l'unico. Però io impazzisco per questi tipi di giocatore. È per quello che quando vedo Kaka che, essendo un trequartista un po' atipico, perché riesce ad arrivare più al gol, perché ha più corsa, comunque è un giocatore che a me fa morire, come Riquelme, per dirti un altro, Aimar.
G – Basta, sono le 20.43, tra due minuti comincia la partita. Ma prima chiudiamo il cerchio. Tornando alla domanda d'inizio, cosa ti manca di più dell'Argentina?
D – (sospira)
G – Non deludermi.
D – La fantasia calcistica.
(grasse risate)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un mio amico si è inventato una versione da terzo millennio dello stoicismo o dell’esistenzialismo. Si chiama titanismo, è una forma di cinica crudeltà con se stessi che si può permettere solo chi ha talento. Anche il titano è destinato alla sconfitta, naturalmente, ma la sconfitta del titano è una sconfitta gloriosa. Che la vostra disfatta sia splendente, titani Saro e Cercavite.

Anonimo ha detto...

caro cercavigna.il titanismo e' come la saudade,cioe',non solo una parola ma un concetto,una filosofia di vita,un pensiero stupendo.grazie per darci luce con le tue parole.