mercoledì 5 dicembre 2012

Conversazioni con Daniel Adami, il Cercavite. # 11/1 o puntata zero. "Una persona molto nuda"

La foto è un assaggio della prossima puntata intercontinentale:
"Soggetto per un film: le mirabolanti avventure a guadagno zero di un change peruviano suonatore di flauto"
Una volta queste puntate venivano cestinate. 
Tre anni dopo. Conversazione del 06/11/2012.
Via Almici. Rezzato (BS). Ore 23.03.
"Non è un addio". La puntata dell'addio, arrugginiti, un po' patetici e in bamba.
PARTE PRIMA (forse)

G - Ottobre.
D - Mese della mia nascita, mese in cui in Argentina è appena sfociata la primavera, momento di cambiamenti, diversi fatti storici…
G - Sara.
D - Sara. Con l'accento o senza l'accento?
G - Questo decidilo tu.
D - Va be'. Sara… nome ebreo, mi ricorda un paio di persone che mi piacciono e un nome non indifferente che ha un significato particolare
G - Muro.
D - Muro… me piace di più escavalcarli che vederli di fronte, però a volte servono a delimitare certe cose.
G - Mora.
D - Allora, Mora: un gioco fantastico, un frutto che adoro. Mi ricorda tante cose belle.
G - Ci sei? Sei pronto?
D - Eh, sto aspettando la prossima.
G - Pro.. Provo.
D - Provo?
G - Provo.
D - Provo. Ci provo. Perché no?
G - Provoca.
D - Provoca? Beh, è una roba che a te riesce abbastanza bene. Riesce abbastanza bene anche a me, anche se in modalità diverse e è una cosa che dosata bene fa solo che bene.
G - Provocato.
D - Situazione difficile da gestire e… ci sta, serve, ti fa mettere in gioco, però… gestione delicata.
G - Provocato…re. (risate)
D - (risate) Allora, se la vedian dal punto di vista delle sillabe, può voler dire tante cose. Se la vedian dal punto de vista della sintassi completa della parola, è un argomento piacevole. Piacevole nel senso che c'è stato un argomento che ci ha dato tanta stoffa da tagliare.
[…]
G - Cambiando argomento.
D - Eh.
G - Cambiando argomento, c'è un meccanismo, che ci protegge, che è quello del "detto non detto" .
D - …
G - Siamo d'accordo su questo?
D - Guarda, cito un'altra persona…
G - Ecco, ecco, è lì che volevo arrivare.
D - Cito un'altra persona ma questa qua non l'hai mai sentita.
G - Nooo.
D - Dico una cosa diversa, allora, anzi (con enfasi), siccome ho capito dove vuoi arrivare, ne dico due.
G - Addirittura.
D - Allora, la prima è: cito un cantante argentino che a me piace tantissimo che lui ha detto una cosa fantastica, una cosa molto bella. Ha detto che l'ironia - e non a caso l'ha detto lui, poi ti spiego perché… allora lui ha detto che l'ironia è il modo più bello per dire le cose che in forma di affermazione non diresti mai. Con l'ironia lo fai, ed è la cosa più bella del mondo. E io trovo che sia verissimo e non a caso questo cantante qua se chiama Kevin Johansen. Lui è nato in Alaska, da mamma argentina e padre dell'Arizona e lui ha vissuto in America, in Alaska, in Argentina, in Uruguay, in diversi paesi, ed è un giramondo della musica che a me piace tantissimo, e lui ha detto una cosa molto vera. E questa cosa lui l'ha detta perché io lo capisco.
[…]
G - Ti faccio una domanda alla Marzullo.
D - Ci sta, ci sta.
G - La domanda alla Marzullo è questa: cosa lasci e cosa porti via dall'Italia? Alla Marzullo, ti avevo avvisato, la miglior peggior domanda.
D - Ok, ok, fammi capire se… devo esser conciso o posso esprimermi a oltranza?
G - Nooo, puoi andare come un treno.
D - Allora (pausa). Nonostante sia una domanda un po' alla Marzullo comunque credo che sia una cosa interessante su cui parlare.
G - Sono d'accordo.
D - Io la vedo un po' così. Sicuramente questo discorso qua deve essere strutturato in almeno due o tre parti perché bisogna essere anche dettagliati nelle cose proprio perché ogni cosa ha un suo peso specifico. Allora, sicuramente quello che lascio qui sono comunque delle cose molto belle, e la cosa più importante, almeno per quanto io credo...
G - No, ma io intendevo cosa lasci in eredità, non cosa ti mancherà…
D - No, no, difatti, è quello che volevo andare a dire e sicuramente io sono…
G - Scusa, ma era per…
D - No, no, no, ma hai fatto bene a puntualizzare, però, comunque, fidati che io volevo arrivare proprio a dir questo. Sinceramente io credo di esser abbastanza convinto, per non dire convinto fino in fondo, che sicuramente la cosa più importante per me è che le persone che hanno avuto la possibilità di conoscermi un po' meglio… credo di aver fatto da una parte il compitino, e il compitino è quello di essere una persona molto… molto verace con la sincera voglia di continuare a… spogliarsi i vestiti e rendersi una persona molto nuda, cioè molto onesta, molto diretta, senza filtri, praticamente. E secondo me la cosa bella è quella di crescere e togliersi tutte queste cose, e far vedere come uno è veramente, cioè come uno pensa le cose, e trovare un riscontro, a mio avviso, cioè, molto… molto bello perché la maggior parte delle persone questa cosa l'hanno capita, l'hanno manifestata nei miei confronti in maniera forte. E la cosa che mi piace è che ho conosciuto persone sparse un po' per l'Europa e in Italia, e tutte queste persone, bene o male, penso che abbiano un ricordo bello di me. Non mi sono creato nemici, tranne quelli che hanno voluto fortemente esserlo su di me, però non mi ricordo adesso nessuno in particolare. E invece di amici ne ricordo tanti e vado via tranquillo perché so che quello che è rimasto in quelle persone sarà restituito in futuro, in qualunque modo, con un'intensità uguale a quella che c'è adesso.
[…]
G - Voglio dire, veramente, in questi anni tu sei entrato in tutto, in ogni cosa hai avuto un ruolo davvero importante.
D - Beh, l'intenzione, la voglia, sicuramente era quella. Poi l'intensità è una cosa che si è venuta a creare con tutto l'insieme, cioè è una cosa che abbiamo fatto tutti, non è un mio merito, perché se voi non capivate l'intensità con cui io plasmavo non si sarebbe mai venuta a creare questa cosa. Quindi è una cosa che è stata una costruzione da parte di tutti. Cioè io sono fondamentalmente uno a cui piacciono i giochi di squadra, cioè io non ho la voglia di un riscatto personale, a me piace che sia una cosa che facciamo tutti, e che tutti quanti la viviamo con la stessa intensità. Per me la cosa bella è quella, cioè quando io dicevo quello di prima lo dicevo nel senso che io ho sempre tentato di plasmare con la mia forte intensità su tutti gli altri e far che tutti gli altri non… non che seguissero me, però che avessero la propria loro intensità, che era molto simile alla mia. E quella è la cosa più bella di tutte. Per me la vittoria è quella, cioè arrivare al fondo della corsa è vincere tutti. Vinciamo tutti, perché la sfida l'abbiamo fatta tutti e tutti quanti ci siamo ritagliati il nostro pezzo.

mercoledì 22 luglio 2009

Conversazioni con Daniel Adami, il Cercavite. # 10/1. Tributo a Micheal Jackson. "All'apice di ogni esagerazione".

Conversazione del 26.06.2009.
Vicolo Borgo Tascherio. Ore 22.30.
Il puntatone su Micheal Jackson.
INTRO E ASSOLO.

G – Bentrovati. Michael Jackson è morto.
D – Stanotte. Sentivo che nell’aria c’era qualcosa. Dopo la tragica notizia ci siamo subito ritrovati.
G – Ma non siamo felici.
D – Assolutamente, anzi, credo che un po’ per la gente che ha la nostra età…
G – Sì, ma non ridere.
D – Non sto ridendo, assolutamente. Per la gente che ha la nostra età credo che lui è un esempio.
G – Il più grande di tutti.
D – Oddio, in quello che ha fatto forse sì. Veramente tranne qualcosa del suo percorso che non condivido appieno, però musicalmente, insomma, cioè, ha consumato parte di quella…
G – Daniel, sai quanto voglio bene a Michel Jackson. Vedi di non gettare fango…
D – No, va be’, intendevo, cioè, nel senso che qualche scelta de vita che ha fatto lui, non parlando della musica. G – Ha fatto quello che avremmo fatto tutti.
D – Mah, non lo so, io… dicevo anche a mia mamma oggi che anche se non condividevo certe cose sue, comunque credo di capire perché abbia fatto certe scelte. Lui ha avuto una vita abbastanza interrotta, cioè lui, da quando ha cinque anni, che ha cominciato a pensare qualcosa, è diventato subito una delle persone più amate al mondo e ha vissuto da quel momento in poi, fino alla sua morte, come una star. Non è assolutamente facile vivere 45 anni di star, e ai livelli in cui lui li ha vissuti. Cioè, proprio all’apice di ogni esagerazione.
G – Perché detesti Micheal Jackson?
D – Allora, io non ho detto assolutamente che detesto Micheal Jackson. Nel bene e nel male, nelle difficoltà, cioè, una persona che ha fatto così tanto, in tutto quello che ha fatto ha influenzato così tantissimo il modo di vivere di tante persone, compreso il mio in un certo modo, cioè lui era la icona de l’apice, quello che avrebbe voluto essere chiunque, non so, cioè il massimo della sua epoca. È come oggi per me potrebbe essere un po’ Valentino Rossi. Mi sembra, cioè, il massimo. Come vorresti vivere la tua vita? In quel modo: essendo il più figo in quello che faccio. E da questo punto di vista non ce piove.
G – Dovresti dire qualcosa di eccezionale alla gente.
D – Di eccezionale?
G – Sì.
D – Che se qualcuno capisce qualcosa nella sua vita, deve vivere pensando che è proprio straordinaria la vita.
G – Eccezionale. Mi dicevi, tempo fa, che volevi usare il blog per raccontare delle storie, non ricordo, che avevi una buona idea per una storia
D – Ah, sì, ma non ce l’ho completa la storia, ho solo pensato una cosa interessante per fare una storia. Avevo pensato a un personaggio femminile che praticamente aveva una personalità abbastanza fuori dagli eschemi. Una persona con un modo di fare molto strano. Questa donna era molto affascinante per quello, perché era molto strana, e aveva una particolarità che la rendeva ancora più misteriosa: che di giorno vestiva sempre di bianco, di sera vestiva sempre di nero.
G – E?
D – E poi… insomma la storia… devo incominciare a buttarla giù…
(risate)
G – Ci sono delle ottime premesse. Manca la storia.
D – Eeh, certo che manca la storia. Sto guardando dei film a stecca per farme un’idea de come continuarla. Perché, cioè, non è che posso fare la solita cazzata de buttare un’idea più o meno buona facendo una roba come Pulp Fiction, perché non potrebbe mai funzionare, dovrei trovare qualcosa di più… cioè un po’ meno schizzato, dovrebbe essere qualcosa di più liscio.
G – Ho capito.
D – Non la posso fare neanche come Top Gun, per dire, cioè, troppo romantica, no?

Il nostro amatissimo attende con ansia vostri suggerimenti, purché siano poco schizzati, abbastanza lisci, per continuare la sua estoria. Vediamo di non buttare quest'idea, più o meno buona, facendo una cazzata alla Pulp Fiction. Siamo tutti coinvolti.

domenica 5 luglio 2009

Conversazioni con Daniel Adami, il Cercavite. #10/3. Tributo a Micheal Jackson, "l'icona dell'apice".

Conversazione del 26.06.2009
Vicolo Borgo Tascherio. Ore 23.30.

Il puntatone su Micheal Jackson.
EPILOGO.

D – Ieri è morta anche Farrah Fawcett, quella delle Charlie's angels.
G – (risate) Dai, dovevamo parlare di Micheal Jackson e hai parlato di Jimmy Page, Neil Young, Valentino Rossi, e adesso…
D – Guarda che ha detto una cosa che secondo me il Gian fa un pezzo degli UACS.
G – Cosa?
D – Alla fine, che lei stava estudiando il suo cancro, ha detto: “Non riesco a capire, in un paese come questo, che se faccia ricerca sulle cose più stupide del mondo e non se faccia una ricerca sul tipo de cancro che ho io”. Cioè, vacca boia, secondo me il Gian potrebbe fare una canzone tipo come quelle di Pasolini, ma sul sistema che non fa la ricerca... sarebbe 'na cosa cioè...
G – (risate)
D – Secondo me se fa un testo del genere la Gelmini, l'anno prossimo, lo mette come tema per fare la maturità... ha messo “facebook” quest'anno, persino gli asini sanno cos'è, vacca boia, cioè... lui potrebbe fare un pezzo che potrebbe diventare proprio una icona, perché è talmente viscerale no? “Cazzo, perché no se fa la ricerca su el cancro?”, proprio così, con le mani così (fa il gesto della sofferenza).
G – (risate)
D – Cioè la fa talmente teatrale che diventa l'inno dei butei: “O vecchio, dai”... E tutti che cantano, tutti quelli che vanno a protestare per l'aumento dello stipendio de duecento euro, tutti che cantano come il gian, e che bastonano come le bestie per la ricerca sul cancro... diventa proprio un inno. E poi lo mettono come tema, alla maturità dell'anno prossimo: “Quanto ha influenzato il popolo questo butel con la ricerca su el cancro”. Vacca boia, sarebbe una cosa fantastica. Cioè la tipa de Radio Sherwood ha detto al Gian: “La teatralità, il teatro, cioè sei proprio un attore, il cantante-attore”... Vacca boia, cioè ho detto, dio povero, chi è, Gassman, dio can?

martedì 31 marzo 2009

Conversazioni con Daniel Adami, il Cercavite. #9/1. Felipe e gli interessi creati.

Conversazione del 02.03.2009.
Vicolo Borgo Tascherio. Ore 22.00.

D – ...tornando al discorso de quello che tu me hai chiesto, “Felipe e gli interessi creati”.
G – Ecco, che tema è? Come potevi pensare che qualcuno potesse votare, a parte me, un tema del genere?
D – Allora era una cosa che nessuno... forse solo te, in un certo modo, sapevi. Io l'ho messo un po' lì perché volevo vedere se destava un po' di curiosità il fatto di non capire di cosa si stava parlando. Evidentemente io ho sbagliato l'approccio, o magari ho rischiato un po' troppo, era un tema che non aveva nessun altro contesto da cui attaccarsi. Eh... Felipe è una persona molto particolare, è stata la persona con cui, fino ai vent'anni, prima di arrivare qui in Italia, ho avuto più esperienze, è il mio amico con cui ho fatto tutte le cose che si potevano fare, è un'amicizia che va dai 4 anni fino a oggi, è stata la mia compagnia storica con cui ho condiviso delle cose che... cioè, non viene il caso neanche a raccontare, insomma, è stata la persona che mi è stata a fianco per più tempo e con cui ho vissuto una fetta della mia vita molto importante. Lui è per me una persona che ha una speciale non paragonabile a niente. Tra le tante cose che abbiamo vissuto insieme, io e lui abbiamo vissuto nello stesso quartiere durante tantissimi anni e, per andare a più posti, per andare a scuola, per andare al centro commerciale, andare da casa sua a casa mia, passavamo sempre di fianco a una casa che era in costruzione – questa casa è stata in costruzione durante una ventina o più anni – in cui c'è stata una persona che in un determinato momento – non sappiamo quale – in un muro di questa casa ha scritto una frase in cui, tradotta in italiano, c'era scritto: “gli interessi creati”. Per noi, in quell'epoca in cui abbiamo vissuto diverse esperienze, abbiamo cresciuto a livello personale, ci siamo fatti un'idea di quello che erano le nostre ideologie sia politiche, e musicali, e filosofie di vita, abbiamo trovato sempre molto interessante questa frase, perché è una frase che può sembrare anche anonima...
G – Com'è in spagnolo?
D – Los intereses creados... ed è una frase che non dice, ma allo stesso tempo dice tantissime cose. “Gli interessi creati”, soffermiamoci su questa frase qua. Non sappiamo nemmeno chi l'abbia scritto, se l'abbia scritto un barbone, una persona letterata, una persona con una certa cultura, non sappiamo assolutamente chi l'abbia scritta, però è una frase che comunque, quando tu la leggi, ti fa riflettere. Perché tu dici “gli interessi creati”, e se tu ti metti a pensare quanti sono gli interessi creati, da quando è stata scritta quella frase lì, che potrebbero essere vent'anni fa, a questa parte, c'è un'ampia gamma di cose che potrebbero esser ricoperte da questa frase che è una roba sconvolgente, cioè una cosa che comunque ti fa riflettere tanto. “Gli interessi creati”, quali possono essere gli interessi creati? E io tento di riportare questa frase, che ti può portare a più vie, nella maniera più sempice. Io tento di fare come se fa in matematica: fare una frazione, comunque tu vai a eliminare, no? Cioè hai 4/4, che potrebbe essere uguale a 2/2, potrebbe essere uguale a 1, che vuol dire uno, ok? Cioè se tu vuoi fare questa frazione e la porti alla minima espressione, la minima espressione vuol dire che gli interessi creati sono tutte le cose che ci mettono davanti agli occhi che non fanno altra cosa che distoglierci lo sguardo da tutte le cose importanti. Sono tutte le le cose che vanno a bloccarti certi meccanismi che tu mentalmente potresti avevre per vedere le cose in maniera più chiara. Sono delle cose che te vengono imposte per farti vivere una realtà diversa da quella che vivresti in modo naturale. Vai a vivere in una maniera alienata. Ti mettono certe cose che per te diventano più importanti di altre, ma solo per il fatto che te le mettono davanti agli occhi, e tu non riesci a vedere l'orizzonte al di là di quello, tu vedi soltanto quello che te mettono davanti. Ma se tu chiudi gli occhi, e tenti di guardare quello che c'è dietro, ce la puoi fare a guardare quello che c'è dietro, però devi utilizzare la tua immaginazione. Però è molto più semplice se tu mantieni gli occhi aperti e guardi solo quello che te mettono davanti. E questo, se tu lo metti in questo tipo di espressione, diventa un pensiero sconvolgente, una cosa che, veramente, se ci pensi, è un pensiero agghiacciante, per certi punti di vista. E io, sinceramente, non ho avuto l'opportunità di fare quello che avrei voluto fare, e quindi di aver fondato un gruppo, con Felipe, in cui lui suonava la batteria e io suonassi il basso, e ci fosse un'altra persona che suonasse la chitarra, e non so se ci fosse qualcun'altro, però in cui noi eravamo la base, batteria e basso, batteria e basso che sono la base di tutto... e chiamare il gruppo “Gli interessi creati”. E secondo me sarebbe stata una cosa che a livello personale mi avrebbe dato tantissimo perché avrei vissuto una parte della mia vita con una persona che ritengo estremamente importante creando un gruppo, che è una cosa che abbiamo sempre sognato, e dandogli un nome che, in certa maniera, a livello metaforico, richiama un po' quello che noi pensavamo, per quella che era la nostra cultura. Sarebbe stata una cosa che, in certa maniera, mi avrebbe cambiato la vita. E io questa cosa non son riuscito a viverla, però è una cosa che comunque a livello mentale me la tengo, perché mi dà forza il fatto di sapere che se io avessi fondato un gruppo con lui, e ci fosse stato questo nome, il nome del gruppo, noi avremmo sviluppato delle cose che ci avrebbero reso... non so, ci avrebbero dato qualcosa in più, ci avrebbero dato una forza, un qualcosa che ce l'abbiamo dentro, ma non siamo riusciti a tirar fuori. Questa cosa mi ha sempre incuriosito e non è stata possibile, però è un pensiero che comunque io me lo tengo stretto, nonostante non ci sia la possibilità. Me lo tengo stretto perché mi dà forza. Perché mi fa credere che si può fare di più. Si può fare di più, si può fare, si può... Io adesso credo, dopo questo, che ci possa essere la possibilità di fare un altro gruppo, con altre persone, che ho conosciuto in un percorso diverso della mia vita, e piuttosto di chiamarlo, a quel gruppo, “Gli interessi creati”, a me quel gruppo lì - cioè, ho tentato de sviluppar l'idea - mi piacerebbe chiamarlo “I salmoni”. Perché “i salmoni”? Perché i salmoni sono dei pesci che quando devono riprodursi o fare la parte più importante della loro vita devono fare tutto in salita. Devono prendere il fiume e farlo tutto in salita, sia per riprodursi, che per vivere la parte più importante della loro vita. E io mi ritrovo un po' in questi panni, io sono una persona che se non vado incontro alle correnti, se non vado incontro a tutto, se non spendo più degli altri, per godermi di più le cose che me vengono concesse, io non sono contento. Io sono una persona che voglio sempre di più, voglio spendere sempre di più. E secondo me questa cosa qua è lo sviluppo di quello che c'era prima, con Felipe e gli interessi creati. Non so chi abbia colto il messaggio che ho tentato di mettere però è una cosa che mi sta molto a cuore.

martedì 3 marzo 2009

Conversazioni con Daniel Adami, il Cercavite. #8/2. "E poi taci tu, che vieni senza sborare".

Conversazione del 06.01.2009.
"Le donne vogliono i preliminari perché sono giusti o solo per sentito dire?"
SECONDA E ULTIMA PARTE.

G – Dimmi la verità, Daniel, ti annoiano i preliminari?
D – Beh, dipende da quello che fai… A me sinceramente no.
G – No?
D – No.
G – Qual è la prima cosa che fai?
F – (risate)
Z – (fischiettando fa il verso della ciavada)
D – No, no, prima si comincia con i baci.
G – Con i baci?
F – (risate)
D – Con i baci.
G – E poi?
D – E dopo…
G – È una puntata vietata ai minori questa...
D – Va be’, i minori prima o poi saranno grandi, capiranno. Dopo està ai genitori far vedere certe cose.
Z – Ma cosa dici?
D – Eh, beh, io ho la responsabilità dei giovani? No. Ce l’hanno i genitori…
G – Sì, dai, andiamo avanti, parti con i baci…
D – Eh, parti coi baci, con le carezze, poi, piano piano…
Z – Ma sei aggressivo? Punti subito alla…
D – No, no, io sono abbastanza morbido.
Z – Morbido?
D – Eh, sì, perché il corpo de una donna è una sola cosa, cioè non è che tu te puoi concentrare su una sola cosa, ci son dei punti che accendono la donna, e non sono sempre quelli lì che pensiamo noi, sono anche altri punti.
G – Tipo?
D – Tipo le braccia…
F – (risate)
D – Tipo i piedi…
(risate)
D – Guarda che tu, a una donna, se sai accarezzare i piedi… fai quello che vuoi.
G – C’è gente che dice in giro che tu una volta, in simpatia, hai fatto un massaggio ai piedi al Russo.
Z – È vero.
D – Mai fatto.
G – Hai mai fatto un massaggio ai piedi a un uomo?
D – Una volta.
Z – Cosa? Cosa, Daniel? Cosa?
D – Quando giocava a calcio che si era fatto male.
Z – Ma sei tu quello che si fa sempre male.
D – Va be’. Aveva un crampo, cioè, vai lì a massaggiare la parte…
G – Ti è piaciuto?
D – Cioè, non l’ho fatto con lo spirito sessuale, ovviamente. Era solo per dargli una mano.
G – Ma ti è piaciuto un pochino?
D – Ma cosa? Aveva le scarpe, come faccio a sentire la pelle?
(risate)
D – (serio) Si era fatto male qua, nella parte sopra.
Z – Allora Daniel, io adesso non vorrei toccare questo tasto, però lo tocco per spirito goliardico…
D – Ma basta, cosa c’è di male se qualche volta fai una carezza a un uomo? Non vuol dire che sei gay, non vuol dire niente, Gian.
Z – Guarda, io sono omofobico, non ce la faccio.
D – Ma, Gian, se tu ti tocchi da solo in certe parti del corpo impazzisci. Ma come fai a parlare? Bisogna viverla con un altro spirito.
Z – (risate)
D – Ma è vero, Gian. E poi taci tu, che vieni senza sborare.
G – (risate) Questo lo scriviamo.
Z – No, questo è il titolo.
D – (scaldandosi) Ma come si fa a venire senza sborare? Ma come si fa? Come si fa? Cioè chi sei, il Dalai Lama, dio can?

mercoledì 18 febbraio 2009

Conversazioni con Daniel Adami, il Cercavite. #8/1. Preliminari.

Mi scuso con il gentile pubblico femminile e soprattutto con il mio grande fratellone per il lungo silenzio. Non succederà più per molti mesi.

Conversazione del 06.01.2009. Pranzone di inaugurazione del mio nuovo monolocale.
Vicolo Borgo Tascherio. Ore 15.30.
"Le donne vogliono i preliminari perché sono giusti o solo per sentito dire?" PARTE PRIMA.

G – Allora vecchio, qual è stato il tema del sondaggio che ti ha più deluso, che ha preso meno voti di quelli che ti aspettavi?
D – Non lo so, ci sono state delle donne che mi han detto...
Z (il Zian, kamadagi, il merda) – Delle donne?
D – Beh, guarda che io so comunicare con le donne.
(risate)
D – Allora, ci sono state più donne, alcune amiche, alcune conoscenti, che volevano parlare sia di una tavolata in cui si parlano diversi discorsi che riguardano le donne, sia per quanto riguarda i preliminari.
Z – (ride in faccia al Cercavite con molta arroganza)
D – (scaldandosi) Ma è vero! Ma che ne sai te? Cioè io ho detto che questa roba l'ho parlata con le donne, tu te consideri una donna?
Z – Guarda che stai tremando come tremo io, vecchio.
D – Ma io tremo sempre, ma non prima de addormentarmi.
G – Dai, cosa ti hanno chiesto queste donne? Di parlare dei preliminari?
D – Alcune dei preliminari, altre de...
G – Ma quante cazzo di donne conosci? Cos'è, ti hanno contattato?
D – Ma non è che mi hanno contattato, quando sono andato in giro ho trovato alcune di qua, alcune di là...
G – Dove?
D – Ma come dove? Alcune nell'Emporio, alcune in un concerto, qualcun altra che l'ho trovata da qualche parte.
Z – È pura fantasia.
D – Sì, è pura fantasia, io mi invento le cose adesso.
Z – Fa' i nomi di queste donne, allora.
D – (incazzato) Ma perché devo fare i nomi?
[...]
D – Vuoi che te dica il numero di donne che me han chiesto questa cosa?
Z – Madonna.
D – Sono quattro donne. Quattro donne che alcune si conoscono tra di loro...
G – E ti hanno chiesto di parlare dei preliminari?
D – No, han detto che sarebbe un argomento da sviluppare.
G – Sviluppiamolo.
D – Allora, cosa vogliamo sviluppare? La tavolata no, perché non ci sono, quindi dobbiamo passare ai preliminari.
G – Sì, ai preliminari.
D – Eh, appunto. Vedi che bisogna fare sempre una prefazione per arrivare fino al punto.
G – Va be', com'era il tema?
D – Le donne vogliono i preliminari perché son giusti, cioè le vengono concessi nell'insieme con tutto il resto, o per sentito dire? Allora, se tu accendi la tv su programmi tipo come lucignolo, fanno delle puntate in cui mettono la gente dentro a un camioncino con una telecamera per chiederle: “Cos'è la cosa più figa a livello sessuale?”. E tutti, e tutte dicono i preliminari. Ma perché? Ma perché? Cioè, io mi chiedo, come se fa a dire i preliminari? La cosa più bella? No, è solo l'inizio i preliminari, la cosa più bella è tutto l'insieme. Cioè non è che puoi prendere un pezzettino e far diventare la cosa più bella. No, è bello tutto.